TESSERE - global news

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“Chi non ha la tessera non é iscritto al Partito”.
Questa lapidaria frase compare sulle prime tessere sociali­ste, a riprova dell’importanza attribuita, fin dalle origini del socialismo, alla adesione formale alle strutture territoriali del Psi. La tessera, dunque, come adesione alle lotte e agli ideali socialisti, come dimostrazione concreta e tangibile dell’“essere socialista”. Se la bandiera è il primo segno distintivo di ogni Circolo o Sezione socialista, la tessera è quindi il primo segno distintivo personale di ogni militante, gelosamente con­servato e spesso ostentato a dimostrazione della propria fede nell’ideale socialista.
“Siamo a raccomandarvi le tessere di ammissione, anche un po’ eleganti, in cartoncino colorato. Il neofita ostenta con gli amici questa prova di affiliazione che lo gratifica e lo in­grandisce...'”
Così scriveva il settimanale socialista “Lotta di classe” nel maggio del 1895.
Per le caratteristiche tipiche del movimento socialista ita­liano, legato al municipalismo, alle iniziative locali e dotato quindi nei primi anni di una struttura organizzativa centraliz­zata che nei fatti era solo il coordinamento delle singole espressioni territoriali, non ci furono subito vere e proprie tes­sere del Partito, in quanto erano appunto i Circoli e le struttu­re federative regionali e provinciali a realizzare proprie tesse­re.
Fino al 1905 il singolo militante si iscrive a questi gruppi territoriali e sono i gruppi ad aderire al Partito.
Solo con lo Statuto del 1905 l’adesione diventa un fatto personale e centralizzato: “Le adesioni al Psi sono personali. Il termine minimo di età per essere iscritti al Partito è 18 an­ni compiuti. Le iscrizioni devono essere fatte presso la Sezione del Comune di residenza del socio... Aderire ed iscri­versi al Partito socialista implica la accettazione dei suoi principi generali, nonché l'osservanza della disciplina e dei metodi di lotta e di azione deliberati nei Congressi...”
Dal 1905, dunque, furono stampate dalla Direzione del Psi tessere valide per un anno, molto curate nella grafica. Da allora le tessere annuali divennero una tradizione mai inter­rotta, ad eccezione degli anni 1940/1943.
L’esame delle tessere è interessante non solo dal punto di vista iconografico e simbolico, ma anche per le “parole d’or­dine” lanciate e per il tema annuale scelto a rappresentare la realtà e l’impegno del movimento socialista: a ragione quindi la tessera è stata definita il “santino d’annata” del Partito, un documento di adesione carico di significati.
La prima tessera “nazionale” del Partito socialista, è quel­la del 1905, in un formato decisamente poco tascabile, che la fa somigliare più a un “mini diploma” che a un documento di riconoscimento da portare addosso.
L’autore, Galantara, è un nome ben conosciuto nel movi­mento socialista: fondatore nel 1892 con Podrecca del setti­manale satirico “L’Asino” che ebbe una enorme diffusione in Italia fino all’avvento del fascismo, fu uno dei disegnatori più efficaci ed incisivi di area socialista.
Sul fronte della tessera, una figura di donna con berretto grigio, simbolo della libertà e del socialismo, tiene nella ma­no destra un martello e si appoggia con il braccio sinistro a un libro. Dietro di lei, una città industriale si staglia contro un cielo rosso; il tutto in un semicerchio contornato da garofani liberty nella migliore tradizione jugend.
La tessera, che riporta la scritta “Partito socialista italia­no, tessera di riconoscimento per Vanno 1905” è firmata, a destra in basso, “Rata Langa” che era lo pseudonimo di Galantara.
E’ interessante notare che la simbologia della donna con il berretto frigio fu molto usata dal movimento socialista co­me allegoria della libertà: simbolo di avanzamento, di rinno­vamento, di liberazione dell’umanità, deve questo suo signifi­cato al fatto che, nell’antica Roma agli schiavi emancipati ve­niva donato, appunto, un simile berretto. Per la verità, il berretto grigio, come dice la parola, pro­viene dalla Frigia, dove era usato dai sacerdoti del dio Sole. Oltre ai significati già detti, ha sempre avuto una ulteriore va­lenza positiva, nella cultura successiva e soprattutto dopo la Rivoluzione francese, proprio perchè legato ai significati alle­gorici del sole, e cioè rinascita, prosperità, avvenire, progres­so.
Questa allegorìa, presente spessissimo nella grafica di Walter Crane, di Galantara e di altri disegnatori socialisti dell’inizio del secolo, verrà usata, come vedremo in seguito, anche su altre tessere socialiste. Al di là dell’aspetto iconografico di questa prima tessera distribuita dalla Direzione del Psi, è opportuno esaminare brevemente anche la sua tipologia, le sue caratteristiche poli­tiche. Anzitutto, a differenza delle tessere precedenti che veni­vano stampate dai Circoli socialisti, dalle Sezioni, dalle strut­ture periferiche di area (cooperative, associazioni culturali ecc.) questa tessera sottolinea il carattere “personale” della adesione: il soggetto non è più l’Associazione socialista di base, ma il singolo aderente, che è iscritto al Partito socialista presso una Sezione territoriale. Sul retro dell’immagine di copertina, oltre alla firma del titolare, la tessera riporta quella del segretario della sezione e il timbro della Sezione stessa. La terza facciata del documento è poi riservata alle annotazioni mensili relative ai contribu­ti che riscritto ha versato al Partito.
Nell’ultima facciata un breve testo sottolinea gli effetti dell’iscrizione: “La presente tessera attesta nel detentore il carattere e i diritti di aderente al Partito socialista italiano: essa viene rilasciata a chi abbia anticipatamente pagato il contributo individuale alla cassa Centrale: è valida per il so­lo anno in corso e si rinnova periodicamente di anno in anno”.
La tessera del 1906 riproduce una immagine altamente espressiva: due mani in primo piano, due pugni chiusi, spez­zano una spada: una simbologia pacifista che pare voglia scongiurare, intuendone il pericolo, l’avvicinarsi della guerra. Questa spada spezzata, questo ferro spezzato, richiama anche le catene, l’immagine di Spartaco e della rivolta degli schiavi, i condizionamenti subiti dai lavoratori, a significare la loro voglia di cambiamento e di emancipazione. Sullo sfondo an­cora un cielo rosso e una città con le sue fabbriche fumanti. Se le prime due tessere presentano una iconografia centra­ta sulle città e sulle fabbriche quasi una fuga nel futuro, vi­sto che l’Italia era ancora essenzialmente agricola e il sociali­smo aveva prima di tutto una base contadina - ecco che le tes­sere successive, presentano una realtà ben diversa. La tessera del 1907, realizzata anche questa da Galantara (che questa volta rinuncia al suo pseudonimo di Rata Langa e si firma con il suo vero cognome) richiama per certi versi le immagini preraffaellite di Walter Crane, che tanta influenza ebbero in quegli anni nell’iconografia del movimento sociali­sta internazionale ed italiano: stesse donne con berretto frigio, stessi stendardi al vento e soprattutto stessa esigenza didasca­lica (Crane “riempiva” i suoi disegni di spiegazioni, di frasi, di motti: su questa tessera vediamo che la donna regge nella mano sinistra una corona d’alloro dalla quale “svolazzano” due nastri bianchi con su scritto “Proletari di tutti i Paesi, unitevi” e “Uno per tutti, tutti per uno”).
E’, però, una similitudine a prima vista. Ad una più atten­ta analisi, questa è una allegoria ben diversa, richiama molto di più la Marianna dell’iconografia francese, non è una alle­goria evanescente, una immagine viva, concreta, che agisce. Guida infatti un corteo di lavoratori, quasi un esercito armato (si vedono le falci alzate) e simboleggia in modo efficacissi­mo il Partito socialista alla guida del cambiamento.
E’ interessante notare che nel 1907 compare su una tesse­ra di partito per la prima volta quello che a ragione è stato de­finito il più indovinato simbolo politico moderno: la bandiera rossa.
Sarà presente in seguito, nel corso dei decenni, su moltis­sime altre tessere, ed è quindi opportuno esaminarlo un po’ più per esteso.
In generale, la bandiera documenta anzitutto 1’esistenza di un fatto associativo: per numerose associazioni e circoli so­cialisti privi di valide strutture la bandiera era l’unico segno esterno di aggregazione.
L’origine della bandiera rossa risale alla Rivoluzione fran­cese del 1848 e la sua diffusione fu a lungo contrastata dall’uso della bandiera nera da parte di gruppi e associazioni rivoluzionarie, anarchiche e operaie, nel periodo della Prima Intemazionale.
Per il movimento socialista italiano, nato da associazioni preesistenti, Società di mutuo soccorso, leghe, cooperative, non ci fu in origine una immediata codifica simbologica per quanto riguarda la bandiera.
Le antiche bandiere delle Società operaie avevano colori e tipologie multiformi; il Partito operaio, fondato a Milano nel 1882, ha una bandiera a strisce bianche e nere, mentre il Partito socialista rivoluzionario di Romagna innalza un ves­sillo verde.
Solo dopo il 1892 il Partito socialista adotta definitiva­mente come proprio emblema una bandiera rossa con frangia nera.
Le bandiere del Movimento operaio italiano non furono realizzate, come nel caso inglese, da una struttura centralizza­ta, ma a livello di base, e sono molto diverse tra loro per stile e materiali usati.
Vedremo più avanti l’immagine della tessera del 1921, che presenta appunto una donna che sta cucendo una bandiera socialista sullo sfondo di un campo di grano. Il gruppo di tessere che va dal 1908 al 1912 sono molto differenti per cultura e concezione grafica, pur essendo queste tessere famose tra i collezionisti e gli studiosi dell’immagine socialista come “le tessere della serie oro”.
Queste tessere hanno infatti la caratteristica unificante di essere stampate tutte con disegni dorati e a rilievo.
In quella del 1908, una seminatrice con berretto frigio, (ovvia allegoria del socialismo) si staglia contro il sole (altra simbo­logia che, come si vede ricorre frequentissima nelle allegorie del movimento socialista), con evidenti riferimenti alla icono­grafia francese rivoluzionaria.
Nelle tessere successive, più che alla Rivoluzione france­se, sembrano più immediati i riferimenti alla simbologia neo­classica che domina negli anni umbertini e che si rappresenta ormai nelle scenografie ufficiali e nelle grandi esposizioni.
Nella tessera del 1909 ritorna la donna / Ideale che mostra il sole / Avvenire ai lavoratori, il tutto all’interno di una coro­na d’alloro ( la rappresentazione di rami di alloro è stretta- mente connessa con il mito di Apollo, il dio della luce solare, simbolo quindi di purificazione e di libertà); in quella del 1910 una figura femminile tiene in una mano una fiaccola, nell’altra una bandiera rossa con sopra scritto “Partito socia­lista italiano”; nella tessera del 1911 una figura, sempre di donna, guida su un cocchio una coppia di cavalli tra le nuvo­le: tutte queste tessere richiamano chiaramente, per la loro impostazione, la tipologia dei diplomi delle Mostre e delle manifestazioni dell’epoca. Quest’ultima tessera del 1911 riprende un disegno di Walter Crane, pubblicato insieme ad una sua poesia sulla stampa socialista italiana pochi anni prima: “Avanti, sulla via lucente verso la meta del progresso umano. Voli l’auriga in­vitto dal cui carro veloce si sprigionano raggi come da un so­le...”
Walter Crane seppe interpretare i sogni, le paure, le spe­ranze del movimento socialista dei primi anni del Novecento riproponendo i miti della classicità in chiave di allegoria so­cialista, ottenendo immagini immediatamente riconoscibili, didascaliche, che si diffusero in tutto il movimento operaio europeo, che le fece proprie, utilizzandole spesso senza nes­sun intervento critico, spesso invece modificandole e adattan­dole alla realtà del proprio Paese.
Nelle allegorie di Crane c’è una carica di cambiamento, di riforme sociali e nello stesso tempo un ritorno ad un passato di sogno ed un rifiuto del presente, tempo di sofferenze e di sventure sociali, quasi un legame diretto tra passato e avveni­re, una nostalgia per la società di un tempo e una speranza per il futuro. Crane, che come il Morris aveva più una visione romanti­ca della perfettibilità dell’uomo, mitica, lontana dal realismo, vedeva nel passato le condizioni di una vita comunitaria mi­gliore, in una organizzazione quasi agreste della società che solo con il rifiuto del lavoro salariato e dell’industria, consi­derata una degenerazione, avrebbe potuto trovare la sua stra­da di emancipazione vera.
Da queste tessere - e più in generale dall’esame di tutto il materiale iconografico del socialismo dell’inizio del nostro secolo - appare dunque evidente la tendenza presente nel mo­vimento operaio italiano a utilizzare più lingue, spesso diver­se se non proprio contraddittorie.
Sarebbe qui troppo lungo analizzare questo problema. Certo, la mancanza di una immagine chiara, dovuta in parte a linqe politiche e organizzative ben diverse all’interno del so­cialismo italiano, in parte ad un esame poco approfondito del come fare comunicazione, in parte ancora alla scarsa mancan­za di coordinamento e alla povertà dei mezzi a disposizione, porterà ad una situazione di debolezza e all’affermarsi pochi anni più tardi del fascismo e della reazione. La tessera del 1912, l’ultima della “serie oro”, oltre ad un sole che si staglia sullo sfondo, mostra per la prima volta (an­che questa è una immagine che ricorrerà più volte in seguito) un albero, una quercia, a simboleggiare il Partito, la sua con­tinuità, la sua organizzazione.
A simboleggiare la primavera, e quindi la rinascita, la speranza di un domani migliore, l’iconografia socialista usa abbondantemente in questo periodo alberi, rose, papaveri, spighe,-tralci di vite e soprattutto garofani, da soli o come cornice.
Con la tessera del 1913 si ha un cambiamento notevole di immagine: la tessera è disegnata da Giuseppe Scalarmi il fa­mosissimo ed efficacissimo disegnatore dell’Avanti!.
“Posso dire di essere nato una seconda volta. E’ avvenuto quando l’Avanti! ha pubblicato la mia prima vignetta’'.
Questa sua frase è certamente vera, in quanto la sua noto­rietà è strettamente legata al suo lungo sodalizio con il quoti­diano socialista, iniziato il 13 ottobre 1911 e finito quindici anni dopo, quando il fascismo prese il potere.
Ma è anche vero che il movimento socialista deve molto a Scalarmi: i suoi disegni non solo hanno avuto valore di veri e propri articoli di fondo, ma sono stati ripresi e riprodotti in una impressionante quantità di volantini, di opuscoli, manife­sti, giornali locali del Psi. Stampati in migliaia e migliaia di copie, hanno contribui­to a diffondere le idee socialiste, a concretizzarle nella imma­ginazione popolare. Le sue vignette, sintetiche al massimo e nello stesso tempo ricche di particolari, sono tra le immagini migliori della grafica socialista.
Nella tessera del 1913, un giovane guida un corteo e la fiaccola-sole che tiene alta porta la scritta “Partito socialista italiano”.
E’ questo un modo nuovo, sintetico, efficace di raffigura­re la sfruttatissima simbologia del sole, della luce, del fuoco, per presentare l’imminente avvento del progresso, dell’avve­nire socialista.
Il sole, la luce, il fuoco, visti anzitutto come sorgenti di vita e di rinnovamento, come simboli della società da costrui­re: e il socialismo, per usare le parole di Giuseppe Garibaldi, visto come il sole dell’avvenire. Accanto al sole, altre imma­gini di luce, come la fiaccola, vengono molto usate nei primi anni del secolo con il significato di sete di conoscenza, di consapevolezza.
Anche in questo caso, il movimento socialista non ha fat­to che prendere e rileggere in chiave nuova segni e allegorie già diffusi: questo legare per esempio la luce alla conoscenza e alla emancipazione è facilmente riconducibile alla icono­grafia sacra, con un chiaro nesso rivoluzione uguale redenzione.
Il fuoco, tra i segni di luce/calore ha invece in special modo il significato di purificazione, mentre la fiaccola è una allegoria della conoscenza, della maturità, del sapere, della libertà e della verità.
Quanto questa simbologia abbia riferimenti con quella del mondo cattolico è evidente proprio in questa tessera di Scalarmi, per il chiarissimo richiamo all’ostensorio. Le tessere che vanno dal 1914 al 1918 sono un altro blocco a sè, sia per la tematica, legata al dramma della guerra ormai incombente e poi drammaticamente presente, sia per le loro influenze liberty, legate all’accademismo italiano.
Nel 1914, la tessera riproduce una figura femminile sedu­ta su un’incudine, all’interno di una corona che è insieme tronco e radice di un albero.
Nella tessera del 1915 ( “Una madre nella bufera” chiari­sce l’Avanti! a proposito di questa immagine) si vede una fi­gura femminile davanti a una selva di baionette dietro alle quali un incendio crea figure mostruose. Sempre a proposito di questa tessera, scrive Costantino Lazzari sull’Avanti! del 3 gennaio dello stesso anno: “Frammezzo al turbine sanguinoso della guerra, l’idea socia­lista solleva in alto, fuori dalla barbarica mischia, il simbolo del fecondo lavoro umano...”
La tessera dell’anno successivo, il 1916, mostra un Ercole muscoloso, il socialismo, che combatte e tenta di arre­stare un cavallo dalle forme contorte guidato da una figura mostruosa, la Morte che ha già ucciso milioni di lavoratori e devastato le città che si vedono sullo sfondo in fiamme.
Nella tessera successiva del 1917 una figura maschile ac­covacciata trattiene a sè una figura femminile in lutto che tie­ne nelle sue mani una fiaccola, rappresentante la Vita, la Fede, sullo sfondo delle distruzioni dovute al conflitto mon­diale.
Siamo al 1918, un’altra tessera di guerra, raffigurante un albero d’ulivo, a testimoniare la volontà di pace, un albero nella notte, con le radici rosse del sangue di milioni di morti. La tessera del 1919 presenta due figure di profilo, a capo chino, con le mani ancora insanguinate, che si stringono la mano, in un rinnovato gesto di pace. Nell’altra mano hanno un martello, simbolo del lavoro, ai piedi le spade egualmente sporche di sangue, ormai abbandonate a terra tra le macerie della guerra. Finita la guerra, la vita deve riprendere.
E nella tessera del 1920, con una metafora ancora una vol­ta di sapore accademico, viene rappresentata la rinascita del movimento dei lavoratori dalle rovine della guerra. Nella tessera del 1921 questa rinascita, questa speranza di rinnovamento è ancora più trasparente: una contadina, seduta sulla porta di casa davanti a un campo di grano (sullo sfondo una fabbrica, a significare l’unione tra contadini e operai), ri­cama una bandiera rossa con il simbolo del Partito socialista. Compare per la prima volta su una tessera del Partito il simbolo dei Soviet, la falce e il martello che negli anni prece­denti si era andato sempre più diffondendo all’interno del mo­vimento operaio italiano, fondendosi spesso con altre simbo­logie come il sole, il libro, la spiga, la vanga ecc.
E’ interessante anche notare come la scelta dei bozzetti per le Tessere annuali di adesione al Psi, a partire dagli anni Venti, fu il risultato di un vero e proprio concorso lanciato sulle pagine del quotidiano socialista, concorso al quale par­tecipavano decine e decine di artisti e militanti socialisti.
Ed è sull’Avanti! del 15 novembre 1920 che viene spiega­to il significato allegorico della tessera per l’anno successivo: “Una bella figura di lavoratrice, viso sereno fasciato nel faz­zoletto della fatica, mani robuste e agili, siede al cospetto di una grande distesa di messi con sulle ginocchia la rossa ban­diera di cui intreccia lo stemma. E l’oro del martello e della falce in campo rosso si intona con il bagliore del grano sotto il cielo. E la serenità della donna si fonde nel magnifico splendore della terra in fermento e con la vasta serenità dell’azzurro. Una bella e profonda visione di vittoria pacifi­ca, come se già nel mondo e nelle anime il socialismo avesse diffuso la bellezza della sua giustizia”.
Nel 1922, l’anno dell’andata al potere di Mussolini, muta di nuovo il linguaggio iconografico della tessera socialista, con una chiara influenza della grafica francese che richiama la “zattera della Medusa” di Gericault. Due figure in primo piano, una con il braccio alzato, e sopra una immagine fem­minile che tiene alta una bandiera con su scritto “Socialismo”. Nel 1923 la rappresentazione diventa essenziale: la tesse­ra riproduce, su fondo rosso, il nuovo simbolo del Partito so­cialista, dopo che con la scissione di Livorno i comunisti han­no fatto proprio quello della falce e martello nella corona di spighe.
Il nuovo simbolo dei socialisti italiani si caratterizza per l’aggiunta di un libro (l’istruzione) alla ormai accettata falce e martello (i contadini e gli operai).
Le allegorie delle tessere degli anni successivi riflettono in pieno il clima drammatico di quel periodo, caratterizzato da una reazione sempre più all’attacco e un movimento dei lavoratori costretto sulle difensive.
La tessera del 1924 rappresenta una barca nel mare in tempesta, con un nocchiero che a stento riesce ad evitare il naufragio. L’uomo ha un manto rosso, quasi una bandiera, e porta il berretto frigio, simbolo di libertà, a simboleggiare le difficoltà della sinistra, dei socialisti, la stessa libertà in peri­colo.
E sempre un senso di difficoltà, quasi un riconoscimento di una battaglia che si va facendo ogni giorno più difficile, traspare dalla tessera del 1925: una mano incatenata che reg­ge una grande fiaccola, il cui fuoco forma la parola “Socialismo” e da quella dell’anno successivo, il 1926, che rappresenta un giovane lavoratore circondato da rovi che cer­ca di andare avanti, tenendo alta la bandiera rossa.
Ormai il fascismo ha vinto la sua battaglia, e i socialisti conoscono la via dell’esilio. E’ questo il risultato di gravi contraddizioni interne al movimento socialista, delle sue profonde lacerazioni politiche, delle sue contraddittorie espe­rienze, ma anche della sua inadeguatezza ad esprimere la sua forza in termini di propaganda coordinata, efficace nei con­fronti delle masse e della stessa borghesia.
La scelta stessa degli stili, delle immagini, del modo di comunicare (e ciò traspare anche dall’esame di queste tesse­re), è troppo spesso incerta e contraddittoria, e ciò contribuirà a rendere più difficile in seguito la ricerca della propria iden­tità.
Dopo la promulgazione delle leggi eccezionali con le qua­li la dittatura fascista decreta lo scioglimento di tutti i partiti della opposizione, il gruppo dirigente socialista sfuggito alle persecuzioni si trasferisce in Francia, da dove cerca di riorga­nizzare la struttura del Partito in esilio.
La Direzione del Psi si riunisce la prima volta nel dicem­bre del 1926 a Parigi. Viene deciso di riorganizzare il Partito attraverso strutture federative e Sezioni territoriali, di ripren­dere la pubblicazione dell’Avanti! e di mantenere vive per quanto possibile le tradizionali iniziative di propaganda (Almanacchi socialisti), e di organizzazione (la stampa an- nuale delle tessere).
Nel 1928 le Federazioni socialiste all’estero erano dodici: cinque in Francia, le altre in Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Inghilterra, Austria, Argentina e Stati Uniti. La stampa delle tessere di adesione al Partito non fu mai interrotta, sia in segno di continuità con la tradizione sociali­sta e con la storia del Psi, sia in quanto il tesseramento era uno dei pochi mezzi per finanziare il Partito in esilio. Le tessere furono distribuite puntualmente ogni anno, ad eccezione di quelle degli anni 1940/1943, che non furono mai stampate a causa della guerra. Con il 1944, la stampa delle tessere viene ripresa dalle strutture del Partito nella clandestinità. Ma esaminiamo brevemente questo gruppo di tessere de­gli anni dell’esilio. La tessera del 1927, significativa per la sua drammaticità, riprende il motto già presente sulla tessera del 1920: un impe­gno, una promessa di resurrezione politica dopo gli anni della prima guerra mondiale che non si era potuto allora concretiz­zare per le profonde lacerazioni del movimento dei lavoratori italiani e per l’avvento conseguente del fascismo. Questo im­pegno di resurrezione viene ripreso nella prima tessera dell’esilio, nella quale si vede una mano incatenata che tiene saldamente una fiaccola rossa oltre le sbarre della prigione.
Ci vorrà una seconda guerra mondiale per riportare la de­mocrazia in Italia e ridare voce al socialismo.
Interessante l’appello della Direzione del Psi riportato all’interno della Tessera: “Il Psi rivivrà nelle Federazioni del­le Sezioni socialiste italiane in Francia, Svizzera, Austria, Belgio e America. L’Avanti! rimarrà l’organo del Psi e sarà pubblicato a Parigi. Tutti i compagni devono, con lena e con fervore maggiori del passato, raccogliere i mezzi necessari per dare vita al nostro movimento e per venire in aiuto dei compagni che, in Italia, sono stati duramente colpiti dai provvedimenti reazionari del Governo....”.
Nella tessera del 1928 ritorna una immagine più volte uti­lizzata su manifesti e volantini del Psi: quella del lavoratore, novello San Giorgio, che schiaccia il serpente del male. La vanga, simbolo del lavoro molto usato insieme alla falce e al martello, è la sua arma. La simbologia dei colori è evidente, come pure è evidente l’identificazione del serpente, simbolo del Male, con il fascismo. Il modello narrativo è ancora una volta quello della fiaba, del racconto didascalico che si rifà alla tradizione cattolica, ai “santini” allora molto in voga so­prattutto nelle zone rurali.
Anche la tessera del 1929 riprende un tema già utilizzato in precedenza dalla propaganda socialista. In questo caso la figura umana sembra opporsi, anche se incatenata, alla rea­zione che avanza.
La tessera del 1930 è dedicata all’unità del movimento socialista con una immagine anch’essa tipica dei primi anni del secolo, quella dei lavoratori che si stringono la mano, an­che se, in questo caso, più che riferirsi alla tradizione del rea­lismo ottocentesco, sembra richiamarsi alla produzione grafi­ca di Boccasile e delle cartoline del Regime fascista.
La tessera del 1931 riproduce l’immagine di un lavorato­re, rappresentato come un gigante che brandisce un martello contro una rupe, che rappresenta la reazione e il fascismo.
Il tema del gigante, ha le sue radici in un personaggio mi­tologico molto popolare: Ercole, l’eroe che supera tutte le prove a cui è sottoposto. Così come Ercole, il socialismo sarà in grado di superare le dure prove dell’esilio e della dittatura fascista. In questa tessera compare per la prima volta, sotto la scritta Partito socialista italiano, la dicitura “Sezione della Internazionale operaia socialista", che rimarrà negli anni se­guenti su tutte le tessere dell’esilio.
E’ opportuno ricordare che in questi anni, oltre a queste tessere ufficiali del Psi, furono stampate anche altre tessere con la dicitura “Partito socialista italiano" a cura di Angelica Balabanoff e del suo gruppo.
L’anno seguente, nel 1932, viene stampata una tessera a suo modo diversa da quelle che l’hanno preceduta e seguita, con una immagine in stile futurista di una bandiera rossa su sfondo bianco e con le scritte in nero.
Solo nel 1939, per l’ultima tessera stampata in Francia, si tornerà ad un segno grafico in stile futurista. Le tessere del 1933 e del 1934 sono invece dedicate a due significative figure di leader: Filippo Turati e Giacomo Matteotti, del quale ricorre il decimo anniversario dell’assas­sinio politico. Il pugno chiuso, simbolo della lotta operaia contrapposto al saluto romano fascista, compare invece sulla tessera del 1935, con chiari riferimenti alla tessera di dieci anni prima, mentre la tessera del 1936, riproducente una figura maschile che alza un braccio per salutare a pugno chiuso, ha evidenti riferimenti con la tessera di Scalarini del 1913, pur essendo molto più violenta e realizzata con uno stile ben diverso. Le tessere del 1937 e del 1938 sono dedicate al ricordo di altri compagni: a De Rosa, morto in Spagna la prima, e a tre compagni imprigionati nelle carceri fasciste la seconda: Pertini, Morandi e Pesenti.
Nell’ultima tessera prima della seconda guerra mondiale, quella del 1939, una immagine, quasi un marchio che ricorda i disegni di Majakovski, di un uomo che rialza la bandiera rossa. E sarà proprio la bandiera rossa, ancora una volta l’imma­gine più usata sulle tessere e nella propaganda socialista di questi anni e durante la Resistenza. Una bandiera rossa com­pare sulla tessera del Partito socialista di unità proletaria nel 1944 ed una quasi uguale bandiera rossa sulla tessera del 1945. Su entrambe la falce, il martello e il libro. A proposito del simbolo socialista, è opportuno sottolinea­re fin da ora come per molti anni questo “segno” non troverà una sua codificazione rigorosa e definitiva e sarà disegnato in forma spesso molto diversa sui materiali di propaganda dei primi anni della Repubblica. Verso la fine del 1946 fu inserito nel simbolo anche il sole. Malgrado i lunghi anni di dittatura fascista, il socialismo in Italia aveva messo radici profonde: dopo la Liberazione es­so esisteva nella coscienza di molti cittadini come forza del rinnovamento e della democrazia.
Ma a questa diffusa predisposizione al socialismo, non corrisponde una struttura socialista efficiente: il Psi dell’esilio non aveva un numero sufficiente di quadri; i nuovi gruppi che si erano formati in Italia si rivolgevano al socialismo, ma molte erano le interpretazioni ideologiche e organizzative, le divisioni e le differenze interne al movimento.
Ben presto si arriverà alla scissione di Saragat del 1947 e, malgrado le intenzioni del gruppo dirigente, ad una sostanzia­le subalternità ideologica, politica e organizzativa al modello comunista filosovietico e alla linea del Pei. Questa subalter­nità è evidente nella grafica e nel modo di concepire la propa­ganda.
Nella grafica, a cominciare dalle tessere, domina il reali­smo socialista e lo stesso modo di far propaganda e proseliti­smo viene concepito secondo modelli leninisti per tutto il pe­riodo del frontismo e per quasi tutti gli anni Cinquanta.
Solo agli inizi degli anni Sessanta la produzione iconogra­fica e propagandistica del Psi andrà faticosamente e definiti­vamente per la propria strada, ricollegandosi al patrimonio precedente la rivoluzione sovietica e percorrendo strade nuo­ve nella comunicazione politica.
La tessera del 1946 rappresenta un tentativo di diversifi­cazione dell’immagine, una proposta nuova del simbolo del Partito, la falce e il martello sul libro aperto. Sullo sfondo una città con le sue fabbriche, una città che sembra risvegliarsi al­la luce di una nuova alba.
La tessera del 1947 riprende la simbologia dell’albero, già usata più volte prima dell’esilio, con il simbolo ridisegnato accanto e un richiamo commemorativo al cinquantesimo an­niversario della fondazione dell’Avanti!
E’ la tessera del 1948 a presentare segni di novità. Dedicata al centenario del manifesto di Carlo Marx, presenta una bandiera rossa sovrapposta ad una foto di folla in bianco e nero e richiama i fotomontaggi di Heartfield e un certo lin­guaggio da cinegiornale, di moda in quegli anni.
Dopo la tessera del 1949, su fondo rosso, che ripropone ancora una volta il simbolo del Partito ridisegnato con mag­giore efficacia, abbiamo, in quella del 1950 di nuovo l’imma­gine di un lavoratore in primo piano, che sorregge una ban­diera rossa con la falce, il martello e il libro e sullo sfondo le ormai consuete fabbriche. A ricordare che esiste ancora una Italia contadina, rurale, alcune spighe appena disegnate ai piedi dell’uomo.
La tessera successiva, del 1951, riprende quasi integral­mente un manifesto russo: tre mani si alzano a sorreggere i simboli del socialismo. Dietro di loro la bandiera con sopra stilizzato un sole.
Al tema della pace è dedicata la tessera del 1952, dove per la prima volta compare il simbolo così come era riportato sulla scheda elettorale, all’interno di una forma circolare a fondo bianco.
Interessante la tessera del 1953, dedicata ( con un anno di ritardo) al sessantesimo anniversario della fondazione del Partito. La scritta “Sessanta anni di fedeltà al popolo" è inse­rita in un arcobaleno, sotto il quale compare un corteo di per­sone con una selva rossa di bandiere.
"La selva rossa di bandiere, la massa del popolo che at­torno ad essa fa ressa, non sono per nessuno una minaccia, se non per chi trama la distruzione della libertà, della demo­crazia o della pace; portano a tutti la promessa di un’Italia democratica, libera, amica di ogni popolo, fucina di progres­so sociale".
Questa frase di Pietro Nenni, ripresa dal suo discorso a Genova per le celebrazioni del sessantesimo, riempie l’ultima facciata della tessera e diventerà, questa di riportare una frase del leader socialista, una consuetudine per molti anni a veni­re.
Dopo una tessera, quella del 1954, originale per concezio­ne grafica, ma sempre centrata su immagini di città, su ban­diere e simbolo, ne abbiamo un’altra a suo modo significativa nel 1955, dedicata al decimo anniversario della Liberazione. In essa una donna, non più idealizzata, ma reale, compare alla guida di un corteo sventolando una bandiera rossa con sopra scritto "Libertà", dietro la quale sventolano, per la prima vol­ta su una tessera del Partito, due grandi tricolori. In basso compare quello che resterà per molti anni il sim­bolo del Psi, definito in ogni suo aspetto grafico.
La prima tessera del Psi dedicata all’Avanti! è quella del 1956, che celebra appunto il sessantesimo anniversario della fondazione del quotidiano socialista. Sul fondo, in grigio, vie­ne riprodotta la prima pagina del primo numero del giornale, e in primo piano una bandiera stilizzata proietta sul foglio la sua ombra.
Una costruzione verticale (quasi una torre di tubi come di quelle utilizzate per le costruzioni dei palazzi), sulla quale sventolano numerose bandiere rosse è il segno grafico della tessera del 1957, dedicata all’unità di tutti i socialisti nell’unità di tutti i lavoratori.
Una eccezione nell’uso del colore predominante (rosso è quello del movimento operaio, nero quello della reazione; bianco o blu quello democristiano, arancione il liberale, verde il repubblicano...) in genere utilizzato dai partiti in quegli an­ni, è la tessera del Psi del 1958. U’immagine, consistente nel solo simbolo del Partito, è riportata su un fondo blu. Uo stes­so simbolo è blu; rossa è solo la corona del cerchio. La tesse­ra riporta la “parola d’ordine” di quell’anno: “Dare al Paese una volontà e una prospettiva di rinnovamento”.
Con la fine degli anni cinquanta, in parallelo con lo svi­lupparsi di una nuova politica socialista non più legata a quel­la comunista, anche la comunicazione e l’immagine del Partito cerca nuove strade: dopo la tessera del 1959, dedicata alla alternativa democratica per un’Italia rinnovata e migliore, quella del 1960 celebra Garibaldi: “Il socialismo è il conti­nuatore del moto popolare del Risorgimento” ne è lo slogan.
Anche la tessera del 1961 è a fondo rosso, attraversata orizzontalmente a tutto campo dalla fotografia di una folla.
Il tema è quello di “Liquidare la destra clerico-fastista. Con i socialisti i lavoratori nella direzione della società e dello Stato”. Le tessere dei primi due anni del centro sinistra sono pri­ve di immagini vere e proprie. Sono le scritte e la loro impa­ginazione su fondi di diverso colore a creare un movimento, una prospettiva. Quella del 1962 ricorda il settantesimo anniversario del Partito: “Settanta anni di lotte per portare i lavoratori alla di­rezione dello Stato”, mentre quella del 1963 ritorna sul tema del rinnovamento: “Un più forte Psi per una più incisiva poli­tica di rinnovamento.”
Dopo una tessera, quella del 1964, dedicata al ventennale della Resistenza, nella quale è rappresentato un gruppo di partigiani in marcia, viene stampata, nel 1965, una tessera che per certi versi richiama la cartellonistica cinematografica. In basso una fascia nera, con inserito dentro il simbolo in rosso e la scritta “Partito socialista italiano”', sopra questo tassello, una fotografia di una strada nella quale è scritto prospettica­mente “Nella democrazia verso il socialismo”. Sul retro, una frase di Francesco De Martino “Scopo fon­damentale della nostra azione politica è assicurare un profondo rinnovamento della società italiana, un avanzamen­to della democrazia in tutti i campi, condizione indispensabi­le per aprire la via democratica al socialismo”.
Le celebrazioni del settantesimo anniversario della fonda­zione del quotidiano socialista sono il tema della tessera del 1966, realizzata con un lettering corretto ed efficace, total­mente priva di immagini. Il 1967 è 1’anno della speranza di unificazione dei due Partiti socialisti, il Psi e il Psdi: la tessera, ovviamente è dedi­cata a questo tema e mostra due bandiere rosse legate insieme con uno stretto nodo. Su ognuna delle due bandiere c’è il sim­bolo di uno dei due partiti, mentre sul retro della tessera è ri­portato un brano preso dalla Dichiarazione sui principi della Carta per l’unificazione.
Una unificazione somma di due apparati, di due diversi modelli organizzativi, di due diverse politiche, non poteva trovare immediatamente una fusione grafica dei due simboli in uno solo, che fondesse il meglio di entrambi i partiti: e co­sì, sulla tessera del 1968, all’interno di un cerchio, i due sim­boli, quello del Psi e quello del Psdi, vengono riportati vicini, con la scritta “Psi-Psdi unificati" su fondo rosso. L’accoppiata dei due simboli verrà ricordata come “la bi­cicletta”, con chiaro riferimento alle sue ruote.
Per la prima volta su una tessera, compare la scritta “Sezione dell’ Internazionale socialista", mentre il messaggio politico dell’ anno viene sintetizzato nello slogan “Più forza al socialismo per una più incisiva politica di rinnovamento".
Sempre su fondo rosso la tessera successiva, quella del 1969. Finalmente il simbolo viene unificato: in un’unica for­ma circolare, in alto la sola parola “Socialismo" e poi sotto un sole a undici raggi che sorge dal mare, con davanti un libro, la falce e il martello.
Una breve stagione, quella dell’unificazione socialista, fi­nita ben presto e nel peggiore dei modi: dopo la nuova scis­sione, la tessera del 1970 riproduce (quasi a sottolineare la continuità ideale del Psi di questi anni con il Psi precedente 1’ unificazione) il vecchio simbolo del sole, della falce e del martello davanti a un libro, in attesa della rielaborazione del nuovo simbolo del Psi.
Questa rielaborazione, in chiave moderna, viene fatta da Sergio Ruffolo nei mesi successivi, e compare per la prima volta sulla tessera del 1971.
All’interno di una forma circolare, nella parte alta del nuovo simbolo si legge chiaramente la scritta “Partito sociali­sta italiano”, nera su fondo bianco, delimitata all’esterno dalla circonferenza del cerchio e all’interno da una serie di fitti raggi di un sole che contiene il libro, la falce e il martello. Sotto questa immagine, in negativo, la sigla PSI.
La tessera dell’anno successivo, il 1972, presenta quella che sarà l’immagine base della campagna per l’ottantesimo anniversario della fondazione del Partito e della campagna elettorale del Psi di quell’anno: un giovane, con un pugno al­zato e lo slogan “Psi, ottanta anni di lotta’’’. Una versione mo­derna, per certi versi, della tessera di Scalarini del 1913, men­tre la tessera del 1973 sottolinea l’impegno socialista per la pace nel Vietnam.
Con quest’ultima tessera si chiude un ciclo nella grafica del Psi. Inizia in questo periodo un profondo rinnovamento nell’ immagine del Partito. Il settore che cura la produzione dei mezzi di propaganda viene rinnovato, si pone più atten­zione alla confezione dei messaggi, alla loro visualizzazione. Inizia proprio nel corso del 1973 la collaborazione di Ettore Vitale, un grafico che da quell’anno in poi contribuirà in modo determinante a rinnovare l’immagine del Psi, che avrà così per più di quindici anni, una coerente ed efficace immagine coordinata.
La prima tessera disegnata da Vitale è quella del 1974, dedicata a Giacomo Matteotti e a Salvador Allende, il Presidente socialista cileno ucciso dai golpisti di Pinochet.
Le due morti drammatiche vengono messe in parallelo: dietro il volto umanissimo di Matteotti, in primo piano quello di Allende. Due impegni di vita spezzati, come spezzati sono i due fili rossi che attraversano orizzontalmente la tessera e che uniscono i due ritratti.
Tornano, nei due anni successivi, il 1975 e il 1976, due tessere a fondo rosso, estremamente corrette. La prima, quella del 1975, dedicata al trentennale della Resistenza, la seconda a Rodolfo Morandi. In quest’ultima, è il testo a divenire im­magine, a colpire per la sua essenzialità. Le tessere successive sono una significativa espressione grafica delle idee/forza del nuovo corso del socialismo italia­no.
I cambiamenti politici nel Psi con la segreteria Craxi si fanno ben presto sentire, come pure quelli organizzativi e di immagine. Cambia il modo stesso di presentare la vita e la politica di un partito all’esterno, nella società : cambia il mo­do di fare i Congressi, che diventano sempre più Convention moderne, non più grigie e anonime riunioni di apparati. Cambia l’immagine del Partito, che si identifica nel suo lea­der, come avviene nelle più avanzate democrazie europee. E cambia il modo di comunicare.
Il settore propaganda si struttura come una vera e propria Agenzia di comunicazione e di produzione mezzi.
E soprattutto, continua nel tempo e si rafforza l’immagine coordinata del Partito: non più singoli manifesti, singole cam­pagne, ma una immagine essenziale, efficace, immediata, af­fidata allo stesso grafico, e quindi riconoscibile, collegata tra i vari mezzi, che diventano non più a sè stanti, ma parte di uno stesso, unico discorso. Anche nelle tessere è visibile questo coordinamento, que­sta unicità di stile che si rinnova, che rivisita la tradizione del socialismo italiano in chiave moderna, che percorre nuove strade.
La tessera del 1977, dedicata all’ottantesimo della fonda­zione del quotidiano socialista, rielabora una vecchia immagi­ne del 1902, mentre l’anno successivo, nel 1978, il tema dell’eurosocialismo viene visualizzato con una grande ban­diera rossa continua, all’interno della quale vengono disegnati i contorni dei Paesi europei.
La tessera del 1979 mostra il nuovo simbolo del Partito su un fondo realizzato dalla iterazione della scritta “Europei per­chè socialisti”.
Il cambiamento del simbolo, come verrà dimostrato negli anni seguenti, non è un capriccio o una innovazione formale, ma un bisogno sostanziale di testimoniare anche visivamente il cambiamento politico in corso nel Partito, il suo ricollegarsi alle tradizioni del riformismo socialista dei primi anni del se­colo, il superamento di una stagione frontista o comunque di incertezza ideologica, definitivamente passata. Questo cambiamento avverrà per gradi: con il Congresso di Torino del 1978, ai tradizionali segni distintivi del sociali­smo dagli anni Venti in poi (la falce, il martello, il libro) vie­ne aggiunto in primo piano un garofano, il fiore rosso ben presente nella iconografia socialista dei primi anni del secolo, ripreso nel 1973 in un manifesto da Ettore Vitale e utilizzato in seguito nel 1976 per visualizzare il Congresso di Roma di quell’anno.
Solo alla fine degli anni Ottanta, al Congresso di Milano, si passerà alla definizione finale del nuovo simbolo, dal quale scompariranno definitivamente la falce e il martel­lo, simboli della rivoluzione bolscevica. Anche la tessera del 1980 è dedicata al nuovo simbolo, sebbene riporti sulla controcopertina una frase di Pietro Nenni, scomparso proprio alla fine del 1979: “La nostra fun­zione è, e rimane, quella di secondare la vita democratica delle masse, la riforma dello Stato, la riforma della società in termini di libertà e di democrazia.”.
Sarà la tessera successiva, quella del 1981 ad essere dedi­cata ufficialmente al leader del socialismo da poco scompar­so. Su un fondo rosso e bianco, il volto pensoso di Nenni sembra guardare lontano, al decennio che è appena iniziato e che, con parole profetiche aveva commentato egli stesso nel suo ultimo articolo per l’Almanacco socialista: “67/ anni
Ottanta saranno decisivi, tutto è in questione, tutto è posto di fronte alla alternativa di rinnovarsi o di perire.”
Anche nell’ultimo decennio viene rispettata la tradizione di commemorare la ricorrenza della fondazione del sociali­smo italiano. Nè poteva essere altrimenti ora che i socialisti vanno alla ricerca della propria storia, e dalla propria storia traggono forza per la loro politica.
La tessera del 1982 riprende una immagine tratta da una vecchia cartolina della fine del secolo scorso, e la attualizza con una impaginazione moderna: un tricolore divide la parte bassa deH’immagine, nella quale un sole sorge ad unire due cortei di lavoratori, guidati dalla Fede nel socialismo, da quella superiore, dedicata a contenere il simbolo del Partito, una frase di Garibaldi “// socialismo è il sole dell’avvenire” e il tema delle celebrazioni del novantesimo: “// rinnovamento socialista ha una storia”. Il risultato è una riuscita fusione tra una immagine del passato e una grafica moderna, efficace, es­senziale.
La tessera del 1983 è dedicata alla emancipazione femmi­nile: una prima immagine, quella di Anna Kuliscioff, riempie la facciata esterna con la frase “Eguaglianza, la più lunga lot­ta dei socialisti”. Un’altra illustrazione, di un grande garofa­no, completa con la scritta “Partito socialista italiano” 1’ ulti­ma facciata di questa tessera. Dopo un’altra tessera, quella del 1984, dedicata all’Europa, si torna a rivisitare la propria storia celebrando nel 1985 il centenario della nascita di Giacomo Matteotti. Dal 1986 le tessere socialiste cambiano ancora una volta stile: non più le consuete e ormai superate tessere in cartonci­no; i tempi si evolvono e i documenti di riconoscimento di­ventano più piccoli e funzionali, plastificati, sul tipo delle “card”.
La prima di questa nuova serie è la tessera dedicata al no­vantesimo dell’Avanti!, graficamente tra le più significative.
Una impaginazione da quotidiano di un testo su quattro colonne e di una immagine a colori, il centauro, segno distin­tivo della Società Editrice Avanti! fin dall’inizio del secolo, sopra la quale, come un titolo di giornale, è riportato “1896 1986 Novantesimo deli'Avanti!” e in alto la “A” liberty della testata del quotidiano socialista, disegnata da Galantara un se­colo prima, si fonde con un “90” in un segno tricolore.
La tessera del 1987 anticipa quello che nei mesi successi­vi sarà il tema della campagna elettorale per le elezioni politi­che: “Fiducia nell'Italia che cambia”. E per visualizzare que­sto cambiamento viene presentata una riscrittura, in chiave moderna, del diffusissimo “Quarto Stato” di Pelizza Da Volpedo: non più l’avanzata di un corteo di contadini, ma, raffigurati nella stessa posizione del quadro originale, una Italia composita che avanza, lavoratori in tuta, ma anche ceti medi, donne, professionisti... Dopo una tessera, quella del 1988 che rende omaggio a Vittoria Nenni, morta nel campo di concentramento nazista, e che riproduce un suo ritratto di Guttuso, abbiamo una delle tessere più belle del periodo, quella dedicata nel 1989 al due­centesimo anniversario della Rivoluzione francese.
Su un fondo grigio chiaro, le due date e la scritta “Libertà, Fraternità, Uguaglianza”. In alto, una immagine di una donna con il berretto frigio, ripresa dalla copertina dell’ Almanacco socialista del 1922, delimitata dai colori delle due bandiere, quella francese sulla sinistra e quella italiana sulla destra.
In basso, sotto la scritta, i colori delle due bandiere si fon­dono in un unico segno, a significare il superamento dei con­fini degli ideali di libertà, di fraternità e di uguaglianza. Significativa anche la tessera dell’anno successivo, il 1990: dopo la data, a grandi cifre, la scritta “// socialismo ita­liano compie 98 anni: un nome antico, un partito giovane”.
L’immagine è su due piani sovrapposti: dietro, una ban­diera rossa che si fonde con tre fasce tricolori che si sviluppa­no libere in un paesaggio posto in primo piano, a significare la fusione degli ideali socialisti con la storia del nostro Paese. L’ultima tessera contenuta nella raccolta allegata a questo inserto è quella del 1991, dedicata a Pietro Nenni nel centena­rio della nascita. La foto del leader è quella già utilizzata nel­la tessera del 1981, a rafforzare una immagine già utilizzata. Essenziale il lettering, con le sole date della nascita e del centenario. In primo piano, la firma in nero di Nenni.
Un secolo di socialismo italiano nelle immagini delle tes­sere di adesione al partito: una testimonianza viva delle sue lotte, delle sue “parole d’ordine”, del modo di comunicare all’interno e all’esterno del Partito stesso, una documentazio­ne non “fredda” e formale, ma carica di emotività, di vita vis­suta.
Osservando queste tessere che parlano del lungo impegno dei socialisti italiani, vengono in mente le centinaia di mi­gliaia di iscritti che, negli anni, le hanno gelosamente conser­vate come segno di adesione e di fedeltà agli ideali di libertà e di giustizia sociale che sono, alla base del socialismo.
Ad essi è dedicato questo libro.

Immagini, diciture e testo,sono e restano di proprietà di Angelo Molatoli - EDAR LIBRI - Edizioni Argomenti -

Altre fonti:
L'Internazionale (francese L'Internationale) è la più famosa canzone socialista e comunista, considerata «l'inno dei lavoratori per eccellenza». Dalla fine del XIX secolo è stato adottato come inno dalla Seconda Internazionale, da non confondere con l'attuale Internazionale Socialista.

Le parole originali in francese furono scritte nel 1871 da Eugène Pottier per celebrare la Comune di Parigi. Pierre de Geyter mise tali parole in musica nel 1888. Prima di allora il testo veniva generalmente cantato sull'aria della Marsigliese. Ne esistono anche versioni anarchiche, cantate sia sulla musica tradizionale, sia sulla Marsigliese.
L'Internazionale divenne l'inno del socialismo di ispirazione rivoluzionaria internazionale, come specifica il suo ritornello: C'est la lutte finale / groupons-nous et demain / l'Internationale / sera le genre humain ("È la lotta finale / Raggruppiamoci e domani / l'Internazionale / Sarà il genere umano"). Il testo è stato, da allora, tradotto in innumerevoli lingue e, tradizionalmente, è cantata col pugno destro alzato in segno di saluto.
In molte nazioni europee l'Internazionale fu illegale all'inizio del XX secolo a causa della sua immagine rivoluzionaria e delle sue liriche d'ispirazione insurrezionalista, sebbene, in passato come al giorno d'oggi, sia stata e sia invece usata anche da partiti e individui che intendevano ed intendono raggiungere il socialismo mediante una via democratica e non insurrezionalista.
info@uniglobus.it
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